Collana di perla?
L’altra sera a cena, in un locale milanese. Compagnia piacevolissima, io molto a mio agio (ma sempre guardandomi dal di fuori).
Due cose: arriva il solito cingalese con il mazzo di rose, e io devo comprarle tutte perché se no mi sento in colpa verso qualcuno che è, come me, indigente, verso quello sconosciuto che percepisco come affratellato dal dolore (e magari è tutt’altro).
L’altra: con la mia amica ci divertiamo a cogliere frammenti di una conversazione fra due sfigati a un tavolo vicino. Lui (polo a righe, è detto tutto) va sul culturale, Caravaggio, Lotto, lei annuisce mangiando con gli avambracci appoggiati al tavolo (chissà se glie la darà, alla fine: com’è triste lo strofinarsi degli esseri umani). Poi, il grande affondo: la pittura olandese del Seicento (lei aprirà le gambe, cellulitiche I presume). Vermeer, il pittore che piace a grandi e piccini. Ah, il chiaroscuro di Vermeer (those Tintoretto’s chiaroscuros di una deliziosa scena a Venezia fra Woody Allen e Julia Roberts…), la luce, la lattaia, e poi, oh come non ricordarlo, la ragazza con la collana di perla! Almeno dilla giusta: era l’orecchino, idiota…
(La foto è di Lee Friedlander)