Ecce homo
C’è qualcuno che per tutta la lunga vita si destreggia fra correnti pre-durante-post Dc, fra Gerardo Bianco e Martinazzoli; che nell’ambito del confronto democratico fra dorotei e morotei si fa portatore di istanze volte a stabilire una piattaforma di dialogo che non escluda convergenze parallele; che bacia pantofole in Oltretevere portando la benedizione di Sua Eminenza sul tavolo del dibattito sindacale; che alla morte della Balena Bianca ne fa una di cartapesta sempre “disponibbile” a fungere da ago della bilancia nell’attuale complessa contingenza dell’interazione partitica; che accasa le terga sugli scranni romani e strasburghesi mantenendo sempre un ruolo di cooperazione e diremmo persino di mediazione fra i propri incarichi a tutela delle categorie; che un po’ di qua un po’ di là, parlando un italiano che si usava nel ceto medio-basso del centr’Italia all’epoca della prima alfabetizzazione, scommettendo sempre (gli altri) sul fatto che il congiuntivo esca giusto ancorché fuori contesto, riesce a far quadrare la capra con i cavoli; che, last but not least, viene sonoramente trombato all’ultima tornata elettorale che gli si presenti… Ecco, c’è uno così, perché l’antropologia e antropomorfia partitico-inciuciante in Italia sopravviverà a qualsiasi cosa (Totò dixit, Alberto Sordi dixit), e invece di mandarlo ai giardinetti a provvedere alle bisogna del cagnolino, cosa ne fanno? … cosa ne fanno? …
(La foto è di Diane Arbus)