Francesco Maria Colombo

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Franca - Francesco Maria Colombo
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Franca

Questa sera sono andato a vedere il debutto milanese dell’ultima commedia di Franca Valeri, al San Babila. C’era tanta gente (tutto un gruppo di fan con maglietta rossa e il nome di Franca), c’erano tanti amici, e si percepivano un affetto e una commozione straordinari.

Con Franca ho sempre avuto un rapporto molto singolare: se mi fossi fermato alla constatazione della sua intelligenza, forse la più vivida e scintillante che abbia mai incontrato, sarei rimasto a uno stadio superficiale. E’ stata lei ad accogliermi, a far valere le ragioni affettive, a rendermi della sua intelligenza e della sua arte complice, non solo ammiratore. E’ il suo tratto di generosità, e sorrido commosso ogni volta che ci penso. Mi ha fatto da madrina al primo concerto e alla prima opera che ho diretto, e ogni volta che la vedo sento di volerle bene. Non ho mai fatto parte dei suoi ammiratori sdilinquiti e generici, proprio perché non è l’effetto ciò che costituisce la ragione della sua arte, ma la sottigliezza intellettuale, la conoscenza del cuore umano e delle cose del mondo, e una capacità di cogliere i diversi piani lessicali e linguistici (il suo teatro è sempre un’antropologia in miniatura) dotata di un’esattezza che, in Italia, ha l’unico precedente in Carlo Emilio Gadda. E’ l’esercizio del cervello che mi ha sempre affascinato in lei, e che è divenuto sempre più leggero, sempre più volatile e guizzante e, forse, anche più amaro: nelle ultime commedie e soprattutto in questa, che si chiama Il cambio dei cavalli, e al cui centro c’è Anne Marie Dalcò, una vecchia signora che veste Capucci e scambia confidenze e considerazioni svagate con il figlio del proprio ex amante: quisquilie, inezie, ricordi, qualche pettegolezzo, una cosuccia fatta di niente ma con un fondo di sensibilissima malinconia.

La commedia è edita da Einaudi e si può leggere in sé, anche se è la recitazione di Franca a inverarne la finezza, la componente surreale e il sottile dolore. Ne cito una sola frase, che apparentemente viene dal cinismo e che in realtà tradisce una cognizione profondissima di cos’è la vita e cos’è l’amore. La vecchia signora parla con il figlio dell’ex amante e rivede la vita che conduceva con lui, con tutte le limitazioni, i compromessi, gli appuntamenti perduti, la clandestinità e la complicità che degli amanti sono propri. E dice: “Con tuo padre avevamo creato una segreta repubblica a due. Il non contatto con le vicissitudini inevitabili delle coppie ha garantito la nostra felicità”. L’avrebbe potuto scrivere Cioran, ma non con la grazia del tono che ha Franca.

Alla fine la aspettavamo in tanti fuori dal camerino. E’ diventata più piccina ma per nulla più fragile. E’ un’elegantissima signora di 95 anni con le gote arrossate per la fatica dello spettacolo, i capelli corti e una piccola stella di David, un po’ nascosta dalla camicetta, intorno al collo.