Francesco
Torno adesso da una serata a teatro dello strepitoso Antonio Rezza, e cosa trovo su Facebook? I soliti ragli d’asino contro il Papa, i soliti preconcetti, i soliti lazzi di volgarità infinita, il solito chiacchericcio da cesso di caserma, il solito pregiudizio incattivito verso un volto nuovo, quale che sia.
Se ho imparato qualche valore da mio padre, e non sono più in tempo a ringraziarlo, sono stati 1) il rispetto, soprattutto per quelli che non la pensano come me 2) il credito di fiducia dato agli altri, a chiunque altro, soprattutto a quelli che non la pensano come me. Queste due attitudini per me sono sacre.
Di mio aggiungo una cosa: gli anni mi hanno insegnato ad amare i dubbi, a scegliere di mettere sempre in dubbio le mie certezze: chi vive solo di certezze, di pregiudizio, di violenza verso chi la pensa altrimenti, non solo mi è estraneo, ma vedo in lui l’insicuro, quello che ha qualcosa da nascondere, quello che non è a suo agio con la propria natura, quello che – per quanti sforzi faccia – non è mai all’altezza e lo sa.
Infine: il Papa si chiama Francesco, come potrebbe non piacermi?