Lincoln? In che film?
Ci sono pochi soggetti interessanti come la storia di Abraham Lincoln: Griffiths l’ha dimostrato nel 1930 al cinema, Gore Vidal ha scritto sul tema un libro magnifico (almeno nelle pagine in cui non cede al gossip). Speravo dunque nel Lincoln del celebre Spielberg, ma il celebre Spielberg è un regista marshmallow, e vedere il suo film è come masticare il marshmallow per due ore e mezzo.
Una noia… una tristezza… gabbole politichesi, intrighetti alla Alfano-Maroni… parole parole parole e non succede mai niente… la faccia triste della cameriera di colore che palpita e trema… il figlio guerriero velleitario perché mamma e papi non vanno d’accordo… le micidiali scene fra Lincoln e Mrs President, con il culmine di lei che rinfaccia a lui di mandare il figlio in guerra perché in realtà non l’ha mai accettato perché avendolo avuto troppo presto s’è dovuto sposare sicché dunque etc etc etc e altre belle massime psicoanalitiche… una tetraggine buia e fangosa dall’inizio alla fine, con gli orrendi interni fotofobici dell’America di allora… mai un guizzo di luce, mai un respiro a pieni polmoni… e questo Lincoln, un tristone goffo, un roco plantigrado in stiffelius… e a sostegno di tutto ciò, una musichetta che nasce dalla relazione clandestina fra il Copland più populistico e la pappa montata new age.
In definitiva: questo film è indigesto più del coleslaw (che chiunque abbia abitato un po’ nel Sud degli Stati Uniti ogni tanto si sveglia di notte perché gli ritorna l’incubo); più nauseante del pecan pie di Grandma Moses. Non fidatevi di chi dice il contrario, di chi sopporta questo regista sempre troppo tasteful. Doveva girarlo Eastwood, un film su Lincoln: o anche solo Scorsese.