Francesco Maria Colombo

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I forconi, il pisciatoio e Antonio Ferrer - Francesco Maria Colombo
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I forconi, il pisciatoio e Antonio Ferrer

Ero convinto che il record mondiale del trash politico lo avesse stabilito Grillo, quando ha parlato di “Papa Francesco grillino” in calce a un discorso pronunciato in un V-Day (V sta per Vaffa che sta per Vaffanculo: lo stile prima di tutto) gremito delle solite cialtronaggini, della solita sicumera, della solita banalità di chi vorrebbe inserire nella Costituzione il diritto alla connessione internet. Ma ormai il ricciolone argentato lo conosciamo, e qualche giorno fa è uscito dal guinness dei primati: il trash della politica vede adesso in pole position i forconi, con tutto il loro contorno di ultrà da stadio, militanti di Casapound, capipopolo in jaguar blu (almeno fosse verde, un po’ di eleganza…) e varie amenità.

Sono così saldamente in testa che lo stesso Grillo tenta disperatamente di far sua la protesta, incitando la polizia alla diserzione perché si metta “a fianco del popolo”: più che l’irresponsabilità di queste parole colpisce il loro tono, un rantolo rauco di chi ce l’ha messa tutta ed è superato in curva. Le chiacchiere sul potere della rete (che però quando la pensa diversamente dal capo si trasforma in orda di trolls) si stanno sfasciando laddove il forcone ha detto la sua e guida il palinsesto di questo cupo reality show.

I forconi-9 dicembre raccolgono la disperazione di molti italiani. A me questi italiani (quelli che si affidano ai forconi-9 dicembre) non fanno nessuna compassione. Perché la disperazione non dà alcun diritto all’imbecillità, né al rovesciamento delle leggi, né al ricatto ai commercianti (che già non navigano nell’oro, e si trovano a dover chiudere le serrande), né all’idiozia antisemita che vuole l’Italia prigioniera “dei Rothschild”.

Ho davanti a me uno dei volantini con i quali i forconi-9 dicembre ci stanno tediando in questi giorni. Non posso credere che in così poche frasi ci siano così tante sciocchezze: “L’Italia che produce di qualsiasi settore, l’Italia dei disoccupati, dei precari, dei giovani, degli studenti, dei padri, delle madri, dei figli e di chiunque voglia dire basta”… e le zie? E le nonne? E le balie? Un po’ meno generici no, vero? Un po’ meno retorici no, vero? Bien, questa Italia “si ferma”. Per ottenere che cosa e da chi? Non si sa. Non si sa a cosa serva, non si sa quale proposta ci sia se non parole come “la dignità e l’onore”, “riprendiamoci la nostra Italia”, “ribellarsi è un dovere”, “riappropriarsi della democrazia”, la “sovranità popolare e monetaria”. Ossia: fregnacce, fregnacce che servono a gonfiare le vene del collo ma non a risolvere i problemi.

Questi presidii contro “la dittatura dello Stato” partono da una petizione di principio grottesca: come se lo Stato fosse qualcosa d’altro che non l’insieme dei cittadini stessi. Come se i politici non fossero quelli che i cittadini hanno eletto a rappresentarli legittimamente (cos’altro è la “sovranità popolare” da riprendersi?). Come se un’oscura rete di lobbies (mo’ ce vo: i banchieri Rothschild, eh certo) dettasse in Italia regole diverse da quelle che la Costituzione ha stabilito democratiche. Come se bloccando le strade e ribellandosi perché è un dovere (e chi non si ribella è un crumiro) si risolvessero i problemi del debito pubblico, delle pensioni da pagare, degli impegni presi in sede internazionale: tutte cose che per i forconi-9 dicembre si dissolveranno come neve al sole una volta “usciti dall’euro”: a quel punto saremo competitivi con il mercato cinese, scomparirà la globalizzazione, si tornerà a far la spesa dal droghiere, non avremo bisogno se non del prodotto autarchico, ed esporteremo in tutto il mondo. La gente (precari, giovani, studenti, padri, madri, zie…) entrerà in Parlamento e farà strame dei cattivi, non avremo più obblighi con l’Europa, l’esercito non avrà più nulla da fare visto che persino la polizia dismette il casco, e ci saremo “riappropriati della democrazia”.

Tutto questo con la benedizione di Mme Santanché che si è dichiarata al fianco dei ribelli, con la supervisione del Berlusconi che si fa portatore presso il crudele governo (quello stesso cui lui ha dato e tolto la fiducia in meno di un mese) delle istanze degli sventurati, e con Grillo che tenta di saltare sul carro, quando al suo, di carro, sono scoppiate tutte le gomme.

Niente di nuovo: Manzoni aveva già descritto tutto. Le rivolte di piazza manovrate da burattinai furbi, l’ottusità della plebe quando è turlupinata facendo forza sulla povertà, e la ricetta del cancelliere Antonio Ferrer, che risolveva tutto alla Grillo o alla forconi, abbassando il prezzo del pane (evviva, ci siamo riappropriati della democrazia, abbiamo abbattuto la bandiera dell’UE…) fino a quando non si poteva più fare il pane perché le materie prime costavano di più.

Ah, ma, un momento: leggo su Repubblica online di oggi che “i forconi si sono spaccati”, c’è già l’ala moderata e l’ala progressista, ci sono morotei-forconi e dorotei-forconi… Ci vediamo al prossimo congresso, viva l’Italia.

Infine: “L’italiano vuol passare dalla fica agli spaghetti e dagli spaghetti al pisciatoio, e si ritiene offeso e ingiuriato da chiunque lo provochi a pensare” (Leo Longanesi, detto una volta per sempre).