Les amants de Montparnasse
Les amants de Montparnasse di Jacques Becker, rivisto stasera dopo troppi anni (vita e morte di Modigliani)… E’ dedicato a Ophuls, e senza averne il ritmo né la ricercatezza barocca né il virtuosismo, è un film di un fascino straordinario. Bisognerebbe renderne obbligatoria la visione agli attori italiani, a quelli che trasformano ogni tragggedia in fiction, a quelli che impersonano a crisi daaaaa coppia e i/le quarantenni alla ricerca di sé (con volemose bene finale). Qui tutto è sfumatura, nuance, scioltezza, perfezione, charme, arte sottile e disguised…
Gli attori sono il Gotha del cinema europeo di quegli anni, la giovanissima Anouk Aimée già con l’intera sua classe (perché le giovani donne non camminano più così? non si siedono più così? non carezzano più così? pochissimissime ne sono rimaste); Lino Ventura in un personaggio odioso e di ghiaccio; Lilli Palmer nella donna di mondo corrotta e corrompente, che capisce tutto e ci beve sopra (mi domando se nella versione italiana, che pudicamente si intitola Montparnasse, compaia la scena in cui lei si fa schiaffeggiare due volte da Modigliani: poiché quella emozione vuole); Lea Padovani perfetta nel cameo role dell’ostessa.
Modigliani è Gérard Philipe e io non ho mai visto un uomo così bello, con la sua grazia insolente e gentile, il calore del sorriso che è tutt’uno con la sofferenza nello sguardo: per me resta il più grande attore che il cinema francese abbia mai avuto. Sarebbe morto un anno dopo l’uscita di questo film, a 36 anni. Chi voglia fare l’attore, o chi faccia l’attore ma non sappia cosa vuol dire, si studi centinaia di volte ogni suo gesto.