McCurry a Monza
Domani è l’ultimo giorno utile per visitare la mostra di Steve McCurry alla Villa Reale di Monza. Mostra che ha avuto un successo immenso, con code alla cassa e ingressi scaglionati. McCurry, oltre ad essere il più famoso fotografo vivente, è anche un grande fotografo: dunque la mostra andava visitata e io l’ho fatto ieri.
Ma… che disastro. L’allestimento è in assoluto il più brutto che abbia mai visto, in Italia o all’estero: mastodontici trabiccoli di legno con finte scale (in corridoi stretti e con gente da tutte le parti); pannelli messi di sbieco, per aria, storti, confusi; nessun criterio di percorso; didascalie che bisogna cercare nel labirinto senza riuscir sempre a capire a che foto si riferiscano. Non so quanto sia costato questo faraonico obbrobrio, ma dubito che si potesse far di peggio. In più le foto sono stampate così così su pannellini, mi sembra, di forex e senza cornice.
Ma… (ancora) che disastro. I pavimenti della Villa Reale sono per la maggior parte in legno, con splendidi, delicatissimi intarsi multicolore, un’assoluta meraviglia. In questi casi, all’estero, se c’è una mostra ci sono passerelle per proteggere il parquet, oppure (come si fa in Russia) il visitatore deve indossare delle soprascarpe per evitare danni. Non a Monza: a Monza il visitatore arriva magari da una giornata di pioggia e fango, e con le scarpe infangate calca il pavimento e deturpa gli intarsi, senza che a nessuno sia venuto in mente di proteggere queste fragili opere d’arte. Non ci si può credere ma è così.
Le foto compongono un’antologia delle cose più note di McCurry. Non raccontano storie e non insinuano segreti, ma colgono momenti forti, immediati, con un’intensità di colore davvero unica.