Francesco Maria Colombo

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Noi, e la barbarie - Francesco Maria Colombo
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Noi, e la barbarie

Adesso che le mie vacanze sono finite e che smetto per un po’ di postare su Facebook fotarelle di spiagge e aquiloni, lasciatemi domandare una cosa: voi vi rendete conto di cosa sta succedendo a questa nostra vecchia e malandata civiltà occidentale? O sono io che farnetico?

Basta una breve ricerca su Google per vedere un fanatico vigliacco col cappuccio tagliare la gola a un reporter americano, dopo avergli fatto leggere un testo delirante. Non è necessaria nemmeno una breve ricerca per seguire cosa il terrorismo (di Stato o non) sta producendo in Medio Oriente. Mentre i nostri intello-chic vanno in vacanza a Gaza per ricavarne descrizioni strappacuore, che pubblicano poi sugli organi di stampa essi pure intello-chic, nessuno ma proprio nessuno (e chi ci prova viene guardato come un marziano) trova un attimo per guardare con orrore all’attacco sistematico, brutale, omicida e genocida, che si sta compiendo ai danni di quel che di noi occidentali è la storia, la cultura, la forma mentis, la Gestalt percettiva, l’identità: e cioè la radice giudaica e/o (su questo e oppure o si può dibattere all’infinito) cristiana. Questa radice non interessa più a nessuno, è stata relegata fra le cose imbarazzanti, di cui si deve parlare il meno possibile. Che Hamas scavi i tunnel del terrore, che i cristiani siano oggetto di una persecuzione di proporzioni gigantesche, è un fastidietto estivo che speriamo si risolva presto, e che soprattutto rimanga poco visibile. L’intello-chic ha altro a cui pensare.

Naturalmente non sto parlando di fedi, discorso che poco mi interessa: ma di cultura. E gli intello-chic dovrebbero fermarsi un attimo a considerare che senza la radice giudaica e/o cristiana tutte le cose che ci piacciono tanto, la musica di Mozart, gli affreschi di Tiepolo, la libertà sessuale, la possibilità per le donne di vestirsi come gli pare e piace, le cattedrali in Piccardia, i gialli di Chandler, il lelo (sì, il lelo: esiste il lelo in un regime religioso di fanatica intolleranza?), il cinema di Tarkovskyi, e milioni di altre cose così, semplicemente non esisterebbero. (Sento già ribattere che tale matrice sarebbe invece nemica delle libertà, del libero pensiero, del progresso scientifico eccetera eccetera: il che è una fesseria perché il pensiero scientifico, la ricerca filosofica, la creazione artistica, Pascal, Kant, Caravaggio, nascono esattamente dal dibattito che quella matrice reca in sé per definizione. L’esistenza di una teologia implica necessariamente il dubbio, il dibattito, la dialettica, la posizione di tesi e di antitesi). Il vigliacco che taglia la gola all’americano, il terrorista che scava i tunnel per colpire fin l’ultimo ebreo, sono i nemici, essi sì privi di dubbio e dialettica, di tutto quello che noi occidentali siamo, di tutta la ricchezza della nostra civiltà, di tutta la complessità identitaria che ci costituisce. Loro vogliono semplicemente un mondo (l’ha ricordato oggi Bernard-Henry Lévy in un magnifico articolo sul Corriere) che sia judenfrei e christlichfrei. Loro si organizzano, complottano, perseguitano, violentano, ammazzano, terrorizzano, per eliminare ogni traccia di tutto quello che ci fa noi stessi: la radice giudaica e/o cristiana del nostro mondo.

“Un miscuglio di laicismo mal compreso, di odio di sé europeo e di antimperialismo alla Pavlov ci sta rendendo ciechi di fronte al capovolgimento storico che trasforma una religione a lungo conquistatrice e dominante in una religione dominata, martirizzata, i cui fedeli vengono bollati di un’infamia mortale” (Lévy). Io non posso scordare una cosa: la sera dell’11 settembre 2001 in una bella casa milanese, sotto un soffitto di affreschi che da allora, ovviamente, più non vedo, ci furono sorrisi e tentativi di brindisi alla mazzata presa dagli imperialisti americani. Io non ce la faccio a vedere che ci sono miei amici ebrei che si vergognano che lo Stato di Israele si adoperi per difendere i propri abitatori (non sto parlando del dibattito interno al parlamento israeliano, dove il dissenso è sacrosanto: sto parlando di un orientamento di sensibilità). A me non fa paura un politico italiano che spara imbecillità sull’argomento: la cretinaggine mi affascina come affascinava Flaubert. A me fanno paura i miei amici ebrei che concedono una chance a chi teorizza e/o pratica il pogrom.

Io mi vergogno a parlare di cose così importanti con i miei mezzi, che sono quelli di uno qualunque. Vorrei capire meglio. Ma vorrei pure cercare di far sentire lo scandalo che provo per tanta indifferenza. Io un mondo judenfrei e christlichfrei lo vedo come l’orrore assoluto: ed è una minaccia meno lontana di quel che sembri. Lévy scrive: “O i sostenitori dell’Islam tollerante e moderato sconfessano e combattono i khmer verdi del Levante; oppure non ne hanno il coraggio e la mistica della Umma prevarrà sull’amore per la vita e la propria sopravvivenza e andranno dritti alla guerra di civiltà che quei barbari hanno dichiarato, e di cui le loro donne, i loro figli ed essi stessi saranno, dopo i cristiani, il prossimo bersaglio”. Ma esiste, aiutatemi a capire, e al di là della natura buona e della buona volontà delle singole persone, un Islam tollerante e moderato?