Oh my Gosh, that shit is aaaaaaaawesome…
Crisi dell’impero americano? A me sembra che lo sfaldamento si veda dal linguaggio. L’altra sera, dopo una recita di Nabucco, mi sono trovato a conversare per un po’ con un signore di Montréal, ma che ha vissuto lunghi anni a New York. Un signore di settant’anni, abbastanza simile a Peter Finch in Quinto potere. E durante la conversazione mi accorgevo sempre più che quella sua lingua inglese così forte, elegante, spiccia, energica, maschia, la lingua inglese che sentivo parlare quando mio padre mi portava con sé nei suoi giri d’affari in America, quella sua lingua sta scomparendo.
E’ cambiato il timbro. Il timbro cambia sempre e dappertutto: le voci del narratore di documentari negli anni Trenta, negli anni Settanta e oggi, in Italia, sono diversissime fra loro, e immediatamente identificabili. Si può capire che un cinegiornale dell’Istituto Luce risalga agli anni del fascismo anche senza vedere una sola immagine: basta il timbro del giornalista.
Oggi in America il timbro si è molto “aperto”: le a e le o suonano plateali, sfacciate, prive di atmosfera. Basti pensare a una parola, in sé orribile e oggi divenuta impossibile da scansare, come awesome (che ha preso il posto dello scomparso terrific): il suono è di una bruttezza offensiva e volgare.
Ma sono poi cambiate, orrendamente, le parole stesse. Una volta non si diceva you guys rivolgendosi a un gruppo di dame ottantenni: oggi sì. Altra cosa disgustosa è kinda: per esempio she’s kinda horny today (in alternativa a really horny se non proprio super horny). Kinda? Trent’anni fa, almeno in certi ambienti, tutto ciò non esisteva. Altra cosa ripugnante: I was like. Per esempio: I was like: ‘what?! oh my Gosh’ (oppure oh my Goodness). Le parole hanno perso di nobiltà, di aura, del loro potere di specificazione, della loro forza, della loro capacità di creare un àmbito e un codice che differenzi un campo da baseball, una chattata su Chaturbate (altro prodigio linguistico) e un consiglio di amministrazione.
Infine, per dire “questa roba” o anche semplicemente “questo”, ormai si dice dappertutto, e a proposito di tutto, this shit e that shit. Tutto, un oggetto, un vestito, un computer portatile, il programma di un esame universitario, una pizza, un’onorificenza, sono diventati that shit. Be’, kinda.