Francesco Maria Colombo

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Profilo di fuco - Francesco Maria Colombo
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Profilo di fuco

Di film orrendi ne ho visti tanti (ne guardo circa 400 all’anno, di sòle me ne prendo…), ma brutto, volgare e disgustoso come quello che ho visto stasera non me ne ricordo nemmeno uno.

E’ il film di Bertrand Bonello su Yves Saint Laurent. Il quale (ne ho scritto qui: L’homme qui crea la femme) era un genio (io che per la moda provo un totale disinteresse resto incantato davanti alle sue creazioni) che ha lavorato sodo per tutta la vita e ha cambiato la nostra percezione dell’eleganza e della femminilità. Ma questo YSL nel film di Bonello non c’è. C’è solamente un debosciato inerte, egoista e mezzo deficiente il quale percorre, stazione dopo stazione, tutto quel trash stereotipato che è la caricatura frocesca dell’immaginario estetico omosessuale (sia detto con enorme simpatia: del resto moltissimi fra i miei amici sono gay, quasi sempre hanno una marcia in più, e io farei qualsiasi cosa per difendere i loro sacrosanti diritti). Per cui: Maria Callas, i ragazzi della Legione Straniera, i monocoli della Repubblica di Weimar, le pareti di lacca rossa sui cui spiccano Budda dorati e torsi greco-romani, le citazioni di Proust, tipiche di chi Proust non l’hai mai letto, e soprattutto l’oziare tra una pasticca e una siringa, tra le orchidee e i carlini, tra “qui ci starebbe bene un Mondrian” e “se ripenso a Mustafa io vedo te”, tra le ninfee finto-Monet che YSL, nobody is perfect, si fece dipingere sulle pareti del salotto; e peni e chiappe pelose e rossetti sotto i baffi; più le solite “devote” di contorno, capitanate da Loulou de la Falaise. Appunto, una caricatura; così offensiva e così sistematica nell’offesa da ricordare i film tipo Jud Süß durante l’epoca nazista della Ufa.

Tutto questo è stiracchiato su due ore e mezza di film in ci non succede niente, in cui nessuno ha nulla da dire, in cui non si vede nulla di interessante, in cui i maquereaux con cui YSL spende eternamente tempo, danaro, salute, energie, sono meno credibili della Dame Edna dell’ottimo Barry Humphries. Se YSL e il suo gigolo impomatato si baciano, a noi tocca vedere una pasticca di LSD viaggiare da lingua e labbra dell’uno a lingua e labbra dell’altro, e poi di nuovo all’indietro e di nuovo da capo, per un tempo infinito.

L’unica cosa pregevole sono i costumi, puntigliosissimi e magnifici nel loro potere di connotazione. Soprattutto Pierre Bergé, che viene messo alla berlina in modo indegno, è vestito come un ragioniere di Digione, in mezzo a scialli fucsia, sete cangianti, vestaglie di broccato, cappotti bianchi lunghi fino ai piedi, che sono l’abituale corredo dell’amabile gang(bang). La scena più incredibile del film è quando YSL scrive l’ennesima lettera d’amor perduto al suo ex, ricordando i bei momenti mentre si strofina sotto il naso le mutande di lui.

Infine: è un vero peccato che YSL non abbia frequentato Raffaella Carrà. Un suo cameo nel film lo avrebbe consegnato all’eternità.