Francesco Maria Colombo

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Sir Antonio - Francesco Maria Colombo
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Sir Antonio

Allora, da un po’ di tempo è di moda dire: “Alla Scala non vale più la pena di andarci, fanno solo brutti spettacoli”. Ma in che film?

Qualche settimana fa La sposa dello zar ha rivelato una partitura assurdamente dimenticata, con un allestimento di enorme complessità e infinita cura dei dettagli psicologici (psicologia come drammturgia, intendo) diretto molto bene da Barenboim e con due protagoniste esemplari. Stasera Les Troyens, altro mostro che fa paura e non solo per la durata: partitura sublime e utopica quanto sublimi e utopiche sono le architetture di Étienne-Louis Boullée. Risultato: un trionfo per lo spettacolo, risolto da McVicar nel senso di una monumentalità espressionistica quasi sempre sbalorditiva, talora meno convincente come nella scena finale, e animato sempre attraverso una recitazione nervosa e mobilissima.

Due primedonne meravigliose sono state Daniela Barcellona e Anna Caterina Antonacci. Vado a teatro da quando avevo 7 anni e non ricordo di aver mai visto una compenetrazione di fierezza caratteriale, intensità della parola e del canto, carisma scenico, verità di recitazione, pari a quella che la Antonacci offre in Cassandra. Gregory Kunde magnifico, eroico ma anche sensibilissimo e dolente Enea. Coro al suo meglio.

E orchestra, va detto, che non ho mai sentito suonare così splendidamente negli ultimi 30 anni in una produzione operistica, se non quando Barenboim ha diretto Wagner. In Pappano c’è tutto, il fuoco, la violenza, la suspense, la tenerezza, il senso del divenire drammatico. Ma c’è poi qualcosa che precede le intenzioni poetiche ed anzi le forgia: c’è prendere in mano una magnifica compagine, come quella della Scala è, e trasformarne il colore, il peso del suono, la vastità delle escursioni dinamiche, la varietà e la specificità dei timbri. Trasformare tutto questo non per sfoggio di virtuosismo ma perché all’opera di Berlioz sono necessari “quel” colore e “quel” peso. Se gli spettatori (a Milano!) non la finivan più di urlare “bravo” quando Sir Antonio rientrava all’inizio degli atti, esplodendo poi alla fine, be’, han certo il lor perché.