Francesco Maria Colombo

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Una bomba alla Scala - Francesco Maria Colombo
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Una bomba alla Scala

Iersera, Teatro alla Scala, stagione della Filarmonica. Milano, città dell’Expo, città internazionale, città di tradizioni musicali mitologiche. Eccetera eccetera.

L’orchestra accorda e il pubblico continua a chiacchierare come niente fosse. Il maestro entra e attacca i sublimi 6 Pezzi Op. 6 di Anton von Webern, composti 105 anni fa. La mia vicina, avrà 15 anni, sta smanettando l’iPhone, è su Facebook. La vicina di tale vicina, evidentemente sua madre, le sorride compiaciuta. La sciura ottuagenaria ingiojellata dietro di me: “L’è musica contemporanea”. Un altro si raschia la gola, un’altra cerca gli occhiali caduti, un terzo fa: “Speriamo che dura poco”. Intanto da un palco sopra l’orchestra piovono i flash di macchine fotografiche e iPad, i click delle reflex contrappuntano Webern. Telefonini varii, non c’è bisogno di aggiungerlo (da parte mia, non riesco più a seguire Webern perché mi viene da meditare sull’affascinante varietà diabolica degli avvisi di SMS, Messenger, Whatsapp, Mail e così via). A un certo punto, mentre la musica si fa di uno struggimento infinito e va verso lontananze impalpabili, una registrazione della Traviata (!) si esala dalla platea, sempre più forte, sempre più prepotente, cosicché ascoltiamo per un buon minuto (credo in prima mondiale) sia Webern sia Verdi sovrapposti. Mi spiegheranno: era la suoneria del telefonino di un appassionato d’opera.

Dopo Webern (accolto con due sbattute di mano) c’è Beethoven, e fin qui tutto bene (con apoteosi per la trascrizione della Fledermaus di Johann Strauss offerta quale bis dal pianista). Poi: Decima di Shostakovich, nientemeno. Quella dietro: “Shostakovich el va ben per un venti minuti, poi l’è tropp loeunga, la finiss pü”. Il marito, poco dopo: “Cusa l’è? El me par un triciclo” (detto del basso tuba con sordina applicata). Attacco del terzo movimento: perfettamente a tempo con il gesto del maestro, un tizio si produce in una soffiata del naso apocalittica. Risolini vari in sala. Finisce il concerto: quella dei venti minuti commenta: “L’ha diretta proprio bene, l’è anca un bel fioeu”.

What about una bomba? Esplosione, morti tutti, crollo delle macerie. Ricominciare da capo, in modo umile, gradino dopo gradino. La musica va ascoltata, studiata, praticata, e soprattutto amata. “Io mi aggiro tra gli uomini come fossero frammenti di uomini” (F.N.)