Il Mozart della fotografia

1857. Eugène Atget nasce da nessuna parte, ovvero a Libourne, nel Sud-Ovest della Francia. Per tutta la vita avrà un forte accento del Sud-Ovest.

1862 (5 anni). Muore il padre. E’ allevato dagli zii. Pensano di farlo prete.

1875 (18 anni). Mozzo su una nave diretta in Uruguay. L’unico viaggio della sua vita.

1885 (28 anni). In Francia, fa l’attore in una compagnia itinerante. Ruoli di secondo piano, caratterista. E’ troppo brutto per fare il primattore.

1886 (29 anni). Conosce Valentine, la donna della sua vita. E’ un bel po’ più vecchia di lui.

1888 (31 anni). Licenziato dalla compagnia di giro. E’ sulla strada.

1890 (33 anni). Si mette a fare fotografie cercando di vendere a pittori e cartellonisti immagini di alberi, fiori, vegetali, che possano servire per dipingere quadri. Riesce a sbarcare il lunario.

1897 (40 anni). Comincia a fotografare Parigi: strade, scorci, giardini, case, insegne di negozi. Migliaia e migliaia di foto. Gira per Parigi in omnibus o a piedi portando con sé l’ingombrante, mastodontico e pesante apparato fotografico. Vende le proprie foto ad architetti, disegnatori, e più tardi istituzioni burocratiche statali, che necessitano di una documentazione fotografica della città.

1920 circa (63 anni circa). Smette di fotografare, vive di poco. Abita in rue Campagne- Première, dove avrà per vicini Man Ray e la giovane Berenice Abbott (che lo fotografa).

1926 (69 anni). Muore Valentine.

1927 (70 anni). Eugène Atget muore. Nessuno se ne accorge. Non esce una riga sui giornali.

1968 (111 anni dopo la nascita). Berenice Abbott vende al Museum of Modern Art di New York 1997 fotografie che aveva acquistato dopo la morte di Atget.

2007 (150 anni dopo la nascita). Joel Meyrowitz, nel documentario della BBC dedicato a The Genius of Photography, dice che Atget è nella fotografia ciò che Mozart è nella musica.

2013 (156 anni dopo la nascita). Wikipedia: “E’ oggi considerato uno dei maggiori, se non il maggiore, fotografo del Novecento”.

(Nella foto, Atget ritratto da Berenice Abbott nel 1927, l’anno della sua morte)