Francesco Maria Colombo

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La signora con il cagnolino - Francesco Maria Colombo
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La signora con il cagnolino

Ciascuno di noi ha la propria Pleiade interiore: ha incontrato o si è scelto le proprie stelle senza le quali la vita sarebbe oscura e forse invivibile. Io sarei cresciuto in maniera molto diversa e la mia vita sarebbe infinitamente più povera se non avessi incontrato, in momenti diversi, Il ratto dal serraglio di Mozart, La danza di Watteau a Berlino, The Shop around the Corner di Lubitsch (e naturalmente luoghi, persone, istanti: che a nominarli non direbbero nulla a nessuno). In certe opere c’è qualcosa che ci tocca con una risonanza infinitamente più profonda, distinta e familiare che in tutte le altre: sono la nostra dimora segreta, cui non potremmo rinunciare. Per me così avviene con un racconto di Anton Chekhov che si intitola La signora con il cagnolino (1899).

E’ una storia di una semplicità e di una trasparenza quasi elementare. A Yalta, in villeggiatura (come sempre, l’”altrove” narrativo, il luogo casuale ma ineludibile della rivelazione), un uomo maturo, solitario e silenzioso e una donna molto giovane, che passeggia lungomare con il cagnolino pomerania, si incontrano, si sfiorano, si scambiano qualche timida confidenza, si abbandonano l’una all’altro. Quando la stagione finisce, e devono tornare alle rispettive famiglie (lui a Mosca, lei in una città di provincia), per lei la malinconia (che si lega al senso di colpa, alla paura di essere mal giudicata, alla tristezza per il dover rientrare in un mondo che non la comprende) è fortissima; per lui è solo la fine di un’avventura estiva. Eppure sarà la vita di lui a non essere più la stessa. Nella distanza spaziale e temporale l’amore si apre a ventaglio, tocca ogni minuscola particella della realtà facendola enigmatica, insensata, povera rispetto alla memoria della sfiorata perfezione, invivibile, disperata. L’amore è quella distanza e quella sofferenza, è quella nostalgia, la promessa che non potrà compiersi, la felicità dilazionata, il passato che è un cominciamento impossibile. E’ il non poter stare insieme e il non poter star divisi. Dimitri e Anna sono ciascuno di noi che sia stato toccato dall’innamoramento e dalla separazione, e la scrittura di Chekhov, con la sua lentezza febbrile e l’infinita spazialità suggerita dai simboli (qui importantissimo è quello dei colori), tocca il punto segreto e doloroso di ciò che è l’amore in un modo che io non conosco più intenso, semplice, cristallino e struggente in tutte le pagine di letteratura in tutte le epoche. Per questo, se di tutte le pagine mai lette dovessi salvarne una, forse terrei con me il racconto di Chekhov.

Così iersera, solo dopo una giornata di molti e felici incontri, sono tornato all’incantevole signora che passeggia sopra gli stabilimenti balneari di Yalta, rileggendomi il meraviglioso racconto e poi guardando il film del 1960, di Iosif Kheifits, che ne è stato tratto. Tutti sappiamo come siano rari i casi in cui un film traduca una fonte letteraria senza tradirla. Il film di Kheifits è un gioiello, e ritiene di Chekhov non solo l’ordito narrativo ma il senso delle atmosfere, il respiro piano ma segretamente agitato del fluire, la capacità di farci in ogni momento vedere quel che accade e quel che non accade (ma vive nell’interiorità dei protagonisti, sempre vòlta a un passato e a un futuro impossibili, mai al presente) ma che è ancora più importante. Chi non ha familiarità con il cinema sovietico del dopoguerra potrà sorridere di fronte a certe ingenuità tecniche (una scena, per altro, quella in cui a teatro si recita Geisha, l’operetta di Sidney Jones, è un tour de force cinematografico impressionante), alla modestia delle ambientazioni e a uno stile di recitazione che oggi sarebbe improponibile (ma che ai miei occhi è parte del fascino di questo film, Aleksey Batalov e Iya Savvina sono due attori meravigliosi): eppure alla fine lo struggimento, la dolorosa bellezza e la verità emotiva del racconto di Chekhov sono intatti, e questo film mi pare una delle più commoventi illustrazioni che il cinema abbia mai prodotto sul tema dell’amore impossibile, accompagnandosi a Brief Encounter di Lean, a Letter from an Unknown Woman di Ophuls.

Lascio il link alla pagina di un bellissimo sito di cinema sovietico dal quale si può scaricare La signora con il cagnolino. Il ripping è ottimo, il film è ovviamente in russo, con sottotitoli in italiano, in francese e in inglese.