Per le porte del tormento
Ieri sera a tarda ora: al telefono con una cara amica che abita in Germania. Fra le tante cose, chissà perché veniamo sul tema dell’immaginario (fascino, bellezza, sex appeal, carisma) al cinema. Lei dice John Malkovich al maschile, e Juliette Binoche nel Damage di Malle al femminile. (E come darle torto? Se la Binoche fosse solo un pochino più bella, quella sua qualità disturbante, inquietante, silenziosa e ossessiva scomparirebbe. Così è perfetta). Replico con Juliette Binoche in Film Bleu di Kieslowski, e fin qui tutti d’accordo.
Poi la aggiorno pescando dagli ultimi film visti, e… sorpresa (sorpresa per lei, che sa bene come io mi sia quasi sempre accompagnato a men che venticinquenni), il nome che vien fuori è Kristin Scott Thomas nel suo ultimo film, La femme du Vème. Il film è abbastanza insopportabile, pretestuoso, intellettualistico, nonostante la presenza di attori eccellenti come Kristin ed Ethan Hawke, il protagonista maschile (uno scrittore in crisi d’identità, che cerca di recuperare la figlia sottrattagli, e si ritrova invischiato in una storia di delitti, senza capire se siano reali o il prodotto di sue allucinazioni. Mah…). Ma c’è una scena che mi ha lasciato col fiato sospeso. Ethan ha incontrato Kristin a una festa très chic, si sono parlati su un balcone che dà sulla Tour Eiffel, lei ha un tubino nero e una cambrure pazzesca in una cinquantenne, ah gli affaires che cominciano così, loro due parlano di inutili cose preziose, evocano ciascuno il proprio misterioso passato. Dopo qualche giorno lui va a trovarla, in una casa buia e lussuosissima uscita da AD, lei gli apre senza dire una parola, e in piedi, guardandolo negli occhi, lentamente, con un volto insieme freddo e appassionato, rimanendo perfettamente habillée, lo porta al piacere. Poi lo fa immergere nella propria vasca da bagno (bagno nero e rosso con vasca nel mezzo) e lo lava, lo bacia, incominciano solo ora a parlare.
Bien, questa donna di cinquant’anni, così sofisticata, così spregiudicata, così parca di parole e di gesti, così controllata, così aloof e scevra di scrupolo, solitaria, che abita in quel luogo e veste in quel modo e parla solo e sempre a mezza voce e il meno possibile, perfettamente coiffée, sfuggente, indipendente, impenitente, sorridente come se il sorriso venisse da lontano, ha un fascino incredibile. Esistono le donne così? Esistono nella realtà o nell’immaginario di uno scrittore con qualche problema neurologico? Il film terminerà con questa domanda aperta.
Quando Ethan entra nell’appartamento di Kristin e succede quel che succede (una delle scene di maggior tensione erotica nella storia del cinema recente, senza che nulla si veda), Kristin accende un cd, e nella penombra si irraggia uno dei tre o quattro brani di musica che io maggiormente amo, un miracolo come lo è, per dire, “Canzonetta sull’aria” nelle Nozze di Figaro. E’ un duetto del Sosarme di Handel, “Per le porte del tormento”. Chi non lo conosca lo ascolti per intero (qui allego una versione cantata da Rosemary Joshua e Sarah Connolly): non esiste nulla di più bello, struggente, perfetto.
Ascolta qui Per le porte del tormento.