Un solitario
Oggi ho fotografato un attore russo, abbiamo cominciato alle 10 questa mattina, e abbiamo finito adesso, 12 ore dopo. Gli ultimi scatti li ho fatti in piazza Cadorna, dove c’è l’ago e filo che dice tutto sulla Milano odierna. Dopo i saluti sono tornato in studio, camminando lungo via Leopardi. Silenzio, i taxi di Malpensa in attesa, una coppia di sessantenni che si baciano, la luce gialla dei fanali. Non ho nessun motivo per sentirmi solo. Ho una donna che amo e che mi ama, ho declinato la parola amore in tantissimi modi diversi nella mia vita, et je ne regrette rien di tante storie e tante donne; ho una vita sociale ricca e interessante; ho pochi amici ma preziosi. Ma ascolto il mio passo sul selciato e mi sento stringere da una morsa di solitudine acerba, violenta. Perché?
Mentre scarico le schede con le foto, penso e scrivo questo.
Io sono nato sotto Saturno, e ho sempre portato su di me una gran malinconia. Quelli come me sono fatti così: ipersensibili, facili a soffrire, egoisti spesso, assai difesi. Ci corazziamo con tante cose, gli agi esteriori, le seduzioni del potere, l’amore per i begli oggetti, una certa distanza che proiettiamo sugli altri; oppure mettiamo la maschera e siamo spiritosi, brillanti, socievoli: ma ciascuno di noi sa che la propria natura è marchiata, e che l’astro freddo e maligno gravita sul nostro destino. Ci piacciono le frivolezze della vita, tutto ciò che è gioco e levità: ne siamo dei virtuosi, molto più di chi vive serenamente senza accorgersi di nulla; ma il nostro amore per quel che è leggero viene dal peso che abbiamo nel cuore. Non diamo confidenza a nessuno e siamo fragili anime. Camminiamo in solitudine, poco accorgendoci degli altri, con la morte e il diavolo quali compagni: camminiamo senza sapere dove andiamo, e senza che nulla ce ne importi; e in fondo amiamo la ninfa gentile, la malinconia, con la quale flirtiamo per tutta la vita. A noi riescono bene gl’inganni dell’arte, gli eccessi della lussuria, i labirinti speculativi, le morbose malìe del desiderio. Qualche volta pensiamo a come sarebbe riposante essere come tutti gli altri, vivere senza suonare il pianoforte e senza vedere la fine di ogni cosa e senza smaniare per il sesso e senza leggere troppi libri: vivere nel calore degli affetti, nella fiducia di essere amati, nella semplicità delle emozioni. Ma è solo un momento. Poi, come sempre, raduniamo le nostre poche cose, torniamo a indossare l’elmo e l’armatura, guardiamo dentro di noi e riprendiamo il nostro viaggio sotto una luce boreale. Soli.