Marie de Heredia
Sangue cubano nelle vene, figlia dell’ultimo grande poeta dei Parnassiani francesi, Marie de Heredia fu il grandissimo, l’unico vero amore nella vita di Pierre Louÿs, che nei suoi taccuini annotò, nei minimi dettagli, gli incontri amorosi con più di 1200 diverse donne. Marie era di una bellezza sconvolgente, di un carisma, di un temperamento, di un élan erotico senza pari. Perché i debiti del padre fossero coperti, andò in isposa a uno dei migliori amici di Pierre, il poeta Henri de Régnier: non gli si dette mai. Di Pierre fu l’amante, e la madre di un figlio di cui Régnier riconobbe, cavallerescamente e ben sapendo quanto accadeva, lo stato legittimo. Per starle il più possibile vicino, Pierre ne sposò la sorella Louise: un intreccio incredibile sovrastato dalla grande e matta figura di José, il padre sommo versificatore e vittima della tabe che lo spinse a giocare fino a rovinarsi.
Pierre amò tutto di Marie, la sua follia, la sua genialità precoce, la sua sensualità ineguagliata. Ma ne amò soprattutto il corpo, il suo corpo svelto, magnetico, colmo di impertinente grazia, investigandolo in ogni millimetro di ogni mucosa (Pierre Louÿs era fatto così: un anatomista del sesso), spremendone un piacere ai confini del delirio, per lei e per lui, adorandolo come una religiosa reliquia, fotografandolo nelle pose più ieratiche (il grande nudo di schiena che rivela uno dei culi femminili più gloriosi dell’intero Ottocento) e nelle più giocose (deliziosa è l’immagine di Marie che si succhia un piede nella stanza dell’amante), dedicandogli i suoi versi più belli. Louÿs è un letterato di infinito fascino anche nella produzione minore, ma le pagine del Pervigilium Mortis, scritto per Marie, ne fanno uno dei più grandi poeti francesi in ogni tempo.
Marie, elle-même, fu una scrittrice e una poetessa squisitissima sotto lo pseudonimo di Gérard d’Houville: le sue liriche, di una semplicità ai confini con la perversione più raffinata, sono quasi completamente ignote al pubblico italiano, che infatti non la merita. Basterebbero i versi di Psyché a destinarle un posto nell’Olimpo:
Elle passe sans bruit dans la maison déserte
Tenant entre ses mains une lampe qui meurt ;
Son voile safrané flotte dans la nuit verte,
Y laissant le parfum nocturne d’une fleur.
Elle passe sans bruit dans la maison de songe,
Son visage invisible est sans doute ingénu,
Et sa jambe divine, et longue et pâle, allonge,
Un pied prudent et froid sur le dallage nu.
Parfois, son beau genou brille comme la lune
Ou son ventre, entrevu sous le lin transparent;
Ou bien, pour relever sa chevelure brune,
S’éclaire et s’arrondit un souple bras d’argent.
…
Elle revient sans bruit quand naît l’aube rosée,
Et son petit visage est pâle, et plein d’effroi;
…
C’est qu’elle a vu dormir parmi les peaux de bête
Cruel, mystérieux et terrible, l’Amour
Qui, dans son poing crispé, tenait ses flèches prêtes,
Et semblait tout sanglant sous la lampe et le jour!
Elle a vu le sourire inhumain de sa bouche,
Et sa fureur divine et son haineux désir,
Et soudain a senti, debout près de sa couche,
Une invincible horreur brusquement la saisir.
Elle fuit en pleurant son étrange démence;
Son voile jaune s’enfle au vent du matin bleu,
Et ses yeux sont remplis de la terreur immense
D’avoir vu cet amour… qu’elle croyait un Dieu!
L’amante di Pierre Louÿs fu poi l’amante di moltissimi uomini, e li fece impazzire. Mouche, “mosca”, così era chiamata, portava al piacere loro e se stessa sotto le gambe dei tavoli, durante le cene, serbando un volto imperturbato. Georgie Raoul Duval, l’americana bionda che allietava le notti di Colette e del marito, la diceva “pericolosa come la rosa è profumata”. Tante, tante donne godettero sotto la lingua e le dita di questa ragazza dallo sguardo acceso e triste, dalla vita sottilissima, dalla gran massa meravigliosa di capelli.
Marie sopravvisse a Pierre Louÿs e al più celebre di tutti i suoi amanti, Gabriele d’Annunzio, al quale mandò fino all’ultimo, al Vittoriale, lettere d’una civetteria e d’una sensibilità incantevoli. Sopravvisse all’intero suo mondo e morì vecchissima. Morì pochi anni prima che nascessi io, che non ho quasi mai rimpianto di non aver conosciuto donne a me coetanee, ma che avrei dato un decennio della mia vita per conoscere questa donna di cui, per bellezza e fascino e genio, non ho mai visto l’eguale.
(La fotografie è stata scattata da Pierre Louÿs nel 1898)