Francesco Maria Colombo

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Sanremo? No - Francesco Maria Colombo
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Sanremo? No

Non ho la televisione (il che non mi impedisce di guardare i film su un maxi-schermo) e non sospetterei mai che da qualche parte, in qualche luogo gramo del pianeta, possa andare in scena qualcosa chiamato “Festival di Sanremo”. Però quando scendo al caffè sotto il mio studio a prendere un (tautologicamente) caffè, sfoglio il giornale. Oggi la cosa più importante del mondo erano le dimissioni del Papa. La seconda era, appunto, l’esistenza del “Festival di Sanremo”, e poiché a noi monache, come dice il Manzoni, ci piace sapere le cose per minuto, mi sono letto tutti gli articoli.

E’ stato come entrare in un mondo che, sì, è vero, esiste, ma del quale mi ero dimenticato, perché non ha quasi nessun punto di contatto con il mondo dove vivo io. Forse sono io il marziano, ma a me sembra da marziani che si possa passare una serata in casa, davanti al “piccolo schermo” (l’infinita tetraggine di questa espressione!) a sentire una gara di canzonette con ospiti, sfilate di lustrini mal cuciti, gambe dell’irraggiungibile di turno pagata solo 500.000 euro anziché gli 800.000 richiesti, smoking tagliati in modo improponibile, la faccia di quella comica che prende centinaia di migliaia di euri (ma ci rendiamo conto?) per esalare la facezia da bar su Silvio e Benedetto, l’altro comico che attaccando il Berlusconi porterà altri voti al Berlusconi, le risate goffe, l’embrassons nous finto e maldestro di gente che in realtà si odia, una fiera dell’orrido che coinvolge tutto, la struttura antropologica di chi vi partecipa, il senso del gusto, l’educazione estetica, il discernimento. Com’è possibile che nel 2013 ci sia ancora qualcuno che si interessa di questa roba, di questo schifo?

Ho cercato per curiosità su google i testi delle canzoni in gara (a tutela della mia salute non ho cercato la cosiddetta musica): quello che è saltato fuori sono cose di questo livello:

Credo negli angeli ma frequento l’inferno
Colgo occasione così senza necessità
Sono la venere che risorge nel niente
Non conosco più la mia vera identità
Portami a bere oltre le stelle
Spiegami il senso dimmi la verità,profeta
Fammi fumare venti d’immenso
Dimmi il futuro che sarà

Mamma non lo sa
qui ci costruiranno la città
porteranno tanta civiltà
e progresso in grande quantità

Se solo avessi potuto cambiare il mondo
all’improvviso
avrei bruciato l’accidia immemore che
porta il
tempo

Ricorda che l’amore a volte può far male
Ma del mio tu non ti devi preoccupare
Perché non può finire
Come l’acqua dentro il mare

Se l’ozono
S’è ridotto
A un colabrodo
E basta
Un solo
Farabutto
A fare in modo
Che dell’uomo
Non rimanga
Neanche l’ombra…

Quando la notte lascio il letto
Guardo le stelle e mi rifletto
Coma fa la luna in mare
E il mio cuore lo sta facendo con il tuo amore…

Abbracciami, vieni un po’ più su
Arrivo in alto e in alto ci sei tu
Rimani accanto
Non smetti mai
di darmi fuoco
Mi brucerai
Rimani addosso

del cielo che abbiamo perso
rubandoci i pezzi più neri
più neri del nero
e ora più niente
c’è una stella cadente
ma era l’ultima già
e schiantandosi precipita
sulla mia pelle
lasciando un pozzo infinito
dove tutto è finito

Io divido con te
ogni singola idea
quando chiami io corro da te
che nemmeno Mennea

Volano volano i satelliti sulle formiche
piano sbiadiscono
Le favole quelle più antiche
Ma un arcobaleno dietro al finestrino
Riporta qui l’estate da bambino

L’esperienza dell’amore ti viene addosso come un treno
Non te l’aspetti ed hai paura
Però non puoi più farne a meno
E’ un desiderio che ti afferra
Che ti sommerge come un’onda
I piedi perdono l’appoggio sei nell’acqua più profonda

Ecco, ditemi che non è vero, che è un Truman Show e non la realtà. Non è questione di snobismo, ma di realtà alternativa. Così si vive su un pianeta che abbia cancellato ogni traccia di cultura. Ditemi che non è vero che nel 2103 qualcuno abbia immaginato, poetato, vergato, pubblicato, scelto di cantare, scelto di ascoltare cose di questo genere. Ditemi che non è vero che milioni di persone decidano di dedicare una serata della propria vita all’amore come un treno, ai satelliti che volano sulle formiche, all’accidia immemore, alla Venere che risorge dal niente, al colabrodo dell’ozono, alla rima fra idea e Mennea. Mah… E naturalmente pagine di giornale e plausi delle assemblee ricostituenti…

E’ inutile, il marziano sono io.