Uno sfregio per Milano
Uno dei vanti architettonici di Milano è sempre stato il Foro Buonaparte, concepito e realizzato nella stagione gloriosa di Eugenio di Beauharnais, immaginato come sublime utopia da Antolini, poi compiuto dal Canonica e sede dei meravigliosi spettacoli di Alessandro Sanquirico, il più grande scenografo dell’età neoclassica. Sull’emiciclo davanti al Castello aggettano alcuni palazzi fra i più sontuosi di Milano: una finestra qualsiasi regala una vista impareggiabile.
Il Foro è vicino a casa mia, ma da tanto non lo percorrevo. L’ho fatto ieri, a piedi, e non ho creduto ai miei occhi. Due terrificanti piramidi biancastre di plastica o metallo, che qualche genio ha chiamato “Expo Gate” e qualche altro genio ha adornato con l’incredibile logo dell’Expo. Dappertutto volantinaggio alla garibaldina, soprattutto partiti politici. Un tale mi ha offerto un volantino di Forza Italia: alla mia domanda “Ma perché dovrei votare il Berlusconi?” ha dichiarato “Per cambiare l’Italia”. Eh sì, appunto. Gente che mangia la pizza all’aperto, davanti a tutti, con i bar che espongono la fotografia dei piatti appena usciti dal microonde. Tutto questo in via Dante e in largo Cairoli.
Ma l’orrore si tocca imboccando il Foro. Il Foro non c’è più. Le finestre, invece che sul Castello, dànno su un orribile souk con vendita all’incanto di una quantità di prodotti che vanno dalla porchetta e dal kebab alle magliette, dai santini alle frittelle. Con conseguenti afrori e conseguente (poiché in simili situazioni è un fio da pagare inevitabilmente) musicaccia ad alto volume che si sprigiona dalle bancarelle. Un’atmosfera di mestizia irredimibile, la fiera degli stracci, le fruste bandiere dell’Italia, la réclame del “Gelato Festival”, i panini che sgocciolano grasso, le facce dei vigili annoiati che dirottano gli automobilisti ignari del disastro.
Grande, questa nostra città.