Francesco Maria Colombo

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Vernice rosa e approcci trasversali - Francesco Maria Colombo
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Vernice rosa e approcci trasversali

Allora: io sono un fesso qualunque che al mattino deve prendere un treno per andare a Parma. Preparo tutto, mangio la brioche, lascio la casa con anticipo, e tento di raggiungere la Stazione. Impresa impossibile: Milano è bloccata. Corteo, manifestazione, gli studenti “sono scesi in piazza”. Risultato (per me): niente Parma, biglietto treno rimborsato solo parzialmente, appuntamenti saltati, programma di lavoro per i prossimi giorni saltato.

Stamattina ho scritto su fb la mia rabbia: contro cosa protestano questi studenti? Renzi? La mafia? Il brutto tempo? C’ero andato vicino: Renzi e l’Expo. Stamattina scendono in piazza, al pomeriggio staranno dove li vedo tutti giorni, al baretto, stravaccati a farsi canne e a tormentare l’iPhone: ignorantissimi, sgraziati, incapaci di parlare in italiano. Non provo alcuna simpatia per loro.

Poi però cerco di capire, e mi leggo sul Corriere online le loro motivazioni, le loro proposte. Ed è qui che comincia il raccapriccio: perché questi studenti sono già vecchi nel modo di pensare, si esprimono con la solita violenza sdoganata da Grillo e Salvini (lo striscione che apriva il corteo recitava “Expo+ Jobs Act+ Buona Scuola= un futuro di m…”), misto però a un incredibile politichese dei tempi di Forlani, un lessico ritrito sotto il quale non c’è nulla. La scuola come “centro di trasmissione diffusa dei saperi e di inclusione sociale”, niente pagelle ma “autovalutazione partecipata, del sistema e della propria scuola”, per “evitare una canalizzazione sociale precoce, oggi causa primaria di classismo”: cosicché si arrivi a “sprigionare tutte le potenzialità dello studente che, dopo un lavoro nel primo ciclo di sette anni e un lavoro sulle competenze e sulle conoscenze di base collettive e individuali nel biennio unitario, può finalmente scegliere il percorso di studi in cui specializzarsi”.

Ma stiamo scherzando? Canalizzazione? Sprigionamento? Ma come parlano? “Passare da un’ottica di programmazione didattica a un’ottica di progettazione educativa”… Ma ci stanno prendendo in giro?

Queste sono buffonate, buffonate che costano care a tutti i fessi che, come me, lavorano. Leggo ancora: “Sviluppare approcci trasversali a temi come cittadinanza, economia, costituzione, educazione alla pace e ai diritti umani e educazione all’ambiente”. Esatto, educazione alla pace e all’ambiente: vernice rosa lanciata contro le forze di polizia, uova contro le piramidi dell’Expo Gate (oddìo, più brutte di così non potranno comunque mai essere), spazi urbani occupati, cittadini cui viene negata la possibilità di lavorare (come è accaduto a un mio collaboratore extracomunitario che si fa tutti i giorni chilometri e chilometri di tram, e che stamattina non è potuto arrivare in tempo): un’educazione all’ambiente da manuale.

A casa (dopo aver ripulito lo scempio), a fare i compiti, a imparare a memoria l’Adelchi, a impegnarsi a testa bassa, e se non si ottengono risultati si va a letto senza cena, oppure si lascia la scuola e si va a bottega a lavorare. Poi non lamentiamoci se, mentre noi ci balocchiamo con la vernice rosa e le autovalutazioni, il mondo del lavoro verrà monopolizzato dai cinesi… (leggansi le memorie di Lang Lang, e i metodi didattici che si usavano con lui).